David Gilmour, 78 anni compiuti lo scorso marzo, continua ad incantare generazioni di ascoltatori. Questa volta è stato il turno di Roma, nella suggestiva cornice del Circo Massimo, location non nuova ad artisti di fama internazionale.
Il cantautore britannico non si è risparmiato, esibendosi nella capitale italiana per ben 6 giorni consecutivi: 28, 29, 30 settembre e 1, 2 e 3 ottobre. Queste date sono state le uniche del tour europeo, a seguito delle due tenutesi al Brighton Centre il 20 e 21 settembre scorso.
Gilmour è tornato in Italia dopo 8 anni, nello stesso posto e con la stessa formula dei posti a sedere, per ricreare un’atmosfera forse più raccolta. Anche il 2016 è stato un anno fortunato per i fan più affezionati: affascinanti ed esclusivi sono stati, oltre quello del Circo Massimo, i due concerti nel sito archeologico di Pompei, già battezzato dai PINK FLOYD nel 1972.
A Roma, poco più di una settimana fa, il pubblico presente ha assistito a qualcosa di diverso da un semplice spettacolo. Potremmo osare chiamarlo un rito collettivo, l’intima celebrazione non solo di una carriera decennale, ma anche e soprattutto di un’epoca trascorsa e di cui i PINK FLOYD si sono fatti interpreti.
Per chi ha vissuto gli anni di “Ummagumma”, “Atom Earth Mother”, “The Dark Side Of The Moon”,“Wish You Were Here”, “Animals”, “The Wall”, solo per citare alcuni tra più memorabili della discografia dei PINK FLOYD, un concerto del genere non può che essere un’esperienza irripetibile, l’evocazione di echi e ricordi indelebili.
David Gilmour certo non è più quello di un tempo, le sue dita non scivolano fluide sulla chitarra come facevano una volta e la sua voce a tratti suona incerta, ma l’emozione è forte e contagiosa, nonché la bravura comunque indiscutibile. In più c’è da dire che l’età avanzata non rappresenta affatto un ostacolo: Gilmour regge ancora il palco per più di due ore.
Le esibizioni romane, infatti, sono state intense nella durata e nel contenuto, l’occasione perfetta per riproporre vecchi brani dei PINK FLOYD, ma anche per suonare pezzi della carriera solista e per presentarne di nuovi, tratti dall’ultima fatica di Gilmour “Luck and Strange”.
Pubblicato il 6 settembre di quest’anno, il disco è figlio della quarantena, vissuta durante la pandemia tra 2020 ed il 2021. La particolarità è che, per la sua realizzazione, David ha coinvolto tutta la sua famiglia: la moglie Polly Samson ha scritto la maggior parte dei testi; suo figlio Gabriel ha intonato le parti vocali in sottofondo e l’altro figlio, Charlie, ha contribuito alla stesura del testo di Scattered.
Sua figlia Romany, invece, ha cantato e suonato l’arpa nella sesta traccia, Between Two Points, brano cover dal gruppo indie pop britannico THE MONTGOLFIER BROTHERS. Con questo pezzo, Romany Gilmour si è esibita anche a Roma, in un duetto con il suo leggendario papà, regalando al pubblico del Circo Massimo un’interpretazione sognante.
“Luck and Strange” nasconde un’ultima incredibile particolarità, una vera “chicca”: l’album presenta le ultime tastiere registrate nel 2007 da Richard Wright, il tastierista dei PINK FLOYD scomparso nel 2008.
I concerti di fine settembre e inizio ottobre sono stati strutturalmente divisi in due parti, bilanciate tra i pezzi solisti e i celebri pezzi floydiani. La seconda sezione si è chiusa magistralmente sulle note di Comfortably Numb, tratta dallo storico “The Wall”.
Dopo un assolo di quattro minuti, è calato il silenzio sul commosso pubblico in platea.
L’instancabile Gilmour si esibirà ancora e lo farà alla Royal Albert Hall di Londra, all’Hollywood Bowl di Los Angeles e al Madison Square Garden di New York.
Con lui in tour il bassista Guy Pratt e il tastierista Greg Phillinganes, oltre a musicisti più giovani come Ron Gentry, Adam Betts e Ben Worsley.