Sono passate più di due settimane dall’uscita di From Zero, pubblicato il 15 novembre scorso. Ci siamo volute prendere il tempo necessario per ascoltarlo, analizzarlo e tirare le somme.
From Zero pare si sia già classificato come uno dei migliori prodotti di quest’anno. Prevedibile il numero esorbitante di ascolti e di vendite, considerata l’attesa scalpitante e le aspettative altissime a seguito della reunion della band.
Non sono mancate le polemiche, soprattutto da parte dei fan più intransigenti, ma anche da parte della stampa e persino dalla famiglia di Chester Bennington.
A parer nostro, i LINKIN PARK sono tornati in grande stile, pur decidendo di farlo continuando ad utilizzare il nome con cui sono nati. Una scelta coraggiosa, chiacchierata, ma che trova il suo senso in un percorso lungo decenni, che incontra spontaneamente la personalità e l’esplosività vocale di Emily Armstrong, sua nuova frontwoman.
Partiamo da lei, dalla cantautrice statunitense che ha avuto l’ardire di prendere il posto di Chester Bennington e che ha condotto la band in una dimensione nuova.
Aveva già convinto tutti alla pubblicazione di The Emptiness Machine, il primo singolo uscito.
In From Zero Emily esplora molteplici possibilità canore, con una duttilità strabiliante: dal timbro sporco e l’urlo gutturale in Heavy Is the Crown, all’intonazione melodiosa e sostenuta in Stained, fino ad arrivare alle note alte e struggenti in Good Things Go.
Accanto a lei Mike Shinoda, storico membro della band, la cui voce trova un equilibrio perfetto con quella della Armstrong, un equilibrio naturale, che piace al primo ascolto.
Ma passiamo alla composizione dell’album. From Zero si sviluppa in soli 32 minuti di ascolto, 11 tracce da circa 3 minuti l’una. Un aspetto, quello della durata, che non è passato inosservato e che ha fatto storcere il naso ai più.
Sembra quasi che i nuovi LINKIN PARK abbiamo voluto sbrigarsi e sfornare un prodotto appetibile, senza troppo impegno. A noi piace vederlo più come un esperimento, un piccolo concentrato di pezzi corti sì, ma travolgenti, accattivanti, chi più chi meno.
Brani “brevi ma intensi”, come si direbbe, con cui la band, se non è proprio ripartita da “zero”, ha sicuramente preso le distanze dall’ultima pubblicazione One More Light (2017).
I LINKIN PARK riscoprono ora un sound più “rockeggiante”, più chitarre e meno elettronica. Più vicino ai vecchi album, in From Zero riecheggiano infatti i pezzi di Hybrid Theory o di The Hunting Party, piuttosto che le sonorità rilassate dell’ultima fatica di Chester.
Interessante anche il modo in cui sono stati bilanciati i brani, il modo in cui l’album incalza con i pezzi più ritmati, Cut The Bridge, Heavy Is The Crown, Over Each Other, e rallenta con una Overflow, che sembra quasi appartenere ad un album diverso.
Il cerchio si chiude con Good Things Go, una canzone che parla di dolore, di cambiamenti, che possono condurre a nuovi inizi e quindi alla speranza di una rinascita.
Una rinascita come c’è stata per i LINKIN PARK, che parlando di tematiche universali, continuano ad avere il potere di appassionare un pubblico senza età, genere, provenienza.
La scelta di una donna come leader porta con sé la novità di dare un tocco femminile proprio a quei temi che un tempo cantava Chester, la voce di un tormento generazionale, esistenziale, che oggi incarna Emily.
E quindi arriviamo a tirare le somme e ci scopriamo entusiaste di un album piacevolissimo. Non un capolavoro inarrivabile, ma comunque un progetto bilanciato, godibile, che parla con la pretesa di non dire troppo ma di lasciare la giusta dose di emozione, di trasporto. Un disco che molto deve alla presenza di Emily nella band: protagonista tanto sulla scena quanto in studio, si rivela di una bravura mozzafiato e una scelta eccezionale per riportare in vita i LINKIN PARK.
Intanto la band è in tour dal fatidico 5 settembre, quando si è esibita a Los Angeles con i suoi due nuovi componenti. Ricordiamo infatti anche la new entry Colin Brittain, che ha sostituito il batterista Rob Bourdon e che si è già saputo distinguere, rivelandosi più che all’altezza delle aspettative.
I LINKIN PARK hanno già fatto il tutto esaurito per ogni data del tour mondiale. Anche in Italia, dove torneranno il 24 giugno.
Noi non vediamo l’ora.